Pneumatico da diluvio cercasi
E’ il volume d’acqua che cade dalle nuvole bassissime che provoca strane correnti e arriva a sommergere tutto. Niente di strano: Malesia, zona di Tropico. Da quelle parti, la pioggia può provocare sconquassi. E di solito si tratta di precipitazioni intensissime ma brevi. Una volta finito tutto, riecco il sole ad alimentare un massacrante travolgente che finisce per asciugare tutto in tempi brevi.
Questa è la legge di Sepang, teatro il prossimo weekend del GP Malesia, gara numero 16 del Mondiale F1®. Ma è una legge che quest’anno potrebbe portare qualche sorpresa. Perché le piogge distruttive ma brevi al Tropico, quindi anche a Sepang, distretto a 40 chilometri scarsi dalla capitale Kuala Lumpur, sono un fenomeno tipico alla primavera boreale: marzo-aprile, ovvero quando il GP malese si è corso dal 2001 allo scorso anno. Ma ora la data della gara ritorna all’autunno, come quando si corsero i primi due GP Malesia della storia, nel 1999 e nel 2000. E le piogge di questo periodo, pur mantenendo la possibilità di essere violentissime, possono durare anche ore. Per questo, quest’anno, l’ipotesi di una gara bagnata, o meglio ancora di un weekend bagnato, fa ancora più paura.
In condizioni di diluvio Sepang è il terreno ideale per testare il pneumatico Cinturato wet e la sua capacità di espellere, per ogni ruota, fino a 65 litri d’acqua al secondo alla velocità di 300 kmh. Timore teorico, si dirà: chi è che in pieno tifone va a quella velocità? Risposta semplice: tutti. Perché il circuito malese, prima della genìa di tracciati nati dalla matita di Hermann Tilke che è oggi il padre di quasi tutti i circuiti non-europei della F1®, presenta anche due rettilinei lunghissimi, collegati da una specie di tornante a sinistra che immette sul rettilineo dei box. Lunghissimi significa non molto meno di un chilometro: ecco la motivazione delle velocità elevatissime anche in condizioni di gara estrema. Ed ecco perché servono pneumatici da diluvio: sul dritto, dove trazione e frenata sono le capacità da assicurare attraverso un velo d’acqua che può anche arrivare a qualche milllimetro; ma soprattutto in curva, dove la tenuta laterale è messa a dura prova da condizioni di bagnato che possono cambiare anche notevolmente da un punto all’altro della pista, con pozze di acqua che scorre in tutte le direzioni a seconda dell’inclinazione dell’asfalto.
Episodi da arca di Noè, Sepang ne ha vissuti più d’uno. Già nel 2001 la gara durò una decina di minuti più della media di quei tempi; nel 2009 e nel 2012 si arrivò all’interruzione dopo qualche giro, per riprendere poi a rovescio concluso. Quattro anni fa si riuscì comunque a completare la lunghezza totale della gara; nel 2009 non ci fu niente da fare e la fine venne decretata dopo soli 31 dei 56 giri in programma, con tanto di punti dimezzati per il campionato.
Ma Sepang è un circuito speciale anche sull’asciutto. Con curve ampie e da elevate accelerazioni laterali, con un asfalto estremamente abrasivo, il GP Malesia è sempre stato fra i più probanti e selettivi in fatto di pneumatici. Quest’anno la condizione potrebbe essere diversa: la riasfaltatura del circuito ha eliminato molte delle asperità e delle sconnessioni, e il manto d’asfalto dovrebbe essere più liscio e probabilmente meno aggressivo nei confronti del battistrada.
E allora i pericoli maggiori per i piloti potrebbero venire dalla... natura. Sepang, pur se a mezz’ora d’auto dai grattacieli di Kuala e dalla meraviglia architettonica delle Torri Petronas, è sprofondata nella giungla. Dalal quale escono a vole animali di ogni tipo. E se a Singapore, pochi giorni fa, destò sorpresa trovare in pista un varano, anche abbastanza piccolo, in Malesia il rischio per chi avventura sul tracciato e nel paddock sono i serpenti. Anche qualche cobra, riportano cronache degli ultimi anni...