Il WRC scopre l’ecofuel, tra necessità e vocazione

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Sfide e innovazione. Cos’è il Motorsport se non queste due cose? E il Motorsport, anche in questi tempi di cambi di paradigma, di cesure e rivoluzioni per l’auto nel suo complesso, non rinuncia al suo ruolo di sempre: fare da apripista al mondo che verrà. In questo senso, il movimento rallistico mondiale non solo non si è mai tirato indietro, ma ultimamente è tornato a rivendicare quella funzione di leadership che ha sempre avuto, fin dai suoi albori, una sessantina di anni fa.

 

Così, dopo aver fatto negli ultimi anni passi da gigante sul fronte sicurezza e stabilità – pensiamo, per dirne una recente, alle sospensioni con smorzatori idraulici progressivi di Citroën, divenuti quasi uno standard o più indietro ai PZero Pirelli, nati per aumentare grip e sicurezza in questo tipo di gare – il rally sta abbracciando una nuova crociata: la mobilità sostenibile.

Anno della svolta, sulla via della rivoluzione green del rally, è il 2022. Dal primo rally della stagione,  il WRC sperimenterà la propulsione ibrida per la prima volta nella sua storia e già questo potrebbe bastare per confermarsi laboratorio a cielo aperto. Vedere l’effetto che fa l’ibrido su uno sterrato di montagna e magari imparare cose da portare in strada è già impresa lodevole, poiché non gratis e piena di incognite.

Ma la massima categoria rally non si accontenta e ha deciso di alzare l’asticella, scegliendo come carburante una benzina priva di idrocarburi fossili, fatta con una miscela di elementi sintetici e di biocarburanti. Un piccolo record per il movimento, perché nessun’altra categoria di un campionato mondiale regolato dalla FIA ha mai usato nulla del genere, oltretutto per motori ad alte prestazioni.  A Ford, Hyundai e Toyota, le scuderie in campo per il titolo, l’onore e l’onere di fare da battistrada, con il fornitore di gomme a tener dietro, e talvolta anticipare, con soluzioni congruenti se dovessero essere necessarie (per il momento no, buone queste coperture, adatte anche alle nuove potenze, ma chissà).

Questo non significa emissioni zero, ma un abbassamento della CO2 di sicuro, unito a quel che più conta, ovvero il messaggio: si può fare. A produrre il nuovo carburante è P1 Fuels, società basata a Berlino che dei carburanti ad alte prestazioni per il Motorsport ha fatto la sua missione. Che nasconde, neanche troppo a dire il vero, un’ambizione: usare le gare come piattaforma di sviluppo per carburanti rinnovabili e a zero emissioni anche per la mobilità ordinaria, in parallelo o in alternativa alla trazione elettrica.  Perché che le auto debbano essere green è ormai scontato. Come lo debbano essere è ancora un quesito aperto, in cerca di risposta e pieno di insidie.

E la soluzione – perché no? – potrebbe arrivare proprio dai campi gara del Rally e dalle sue derivate di serie. Come altre volte è stato.